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Otranto Porto Badisco

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Tra Punta Scuru e Capo Palascia, quattro miglia a sud-est di Otranto, si apre, tra le pareti bianche delle scogliere, il golfo di Porto Badisco. Il turista trova qui un mondo tutto “sotterraneo” da scoprire. Lasciando le bellezze del paesaggio, potrà visitare le numerose grotte situate lungo tutta la costa, che racchiudono reperti geologici ed etnologici di altro interesse.
Le prime scoperte risalgono all’inizio del secolo. Verso il 1904, infatti, nella grotta “Funeraria” furono trovati dei frammenti di ceramiche e di lame di ossidiana risalenti all’epoca neolitica; nella grotta “delle Sciumente” furono invece rinvenuti reperti industriali del Paleolitico superiore. Nel 1964, a occidente di Porto Venere, furono evidenziate tracce di un villaggio eneolitico, con reperti di fattura micenea.
Ma il ritrovamento scientificamente più importante avvenne nel 1970, quando il gruppo speleologico “Pasquale de Lorentiis” di Maglie scese nella grotta “dei Cervi”. Stalattiti e stalagmiti formano l’architettura geologica della grotta, nella quale gli speleologi ritrovarono, oltre a campioni di fauna sotterranea, interessanti dipinti rupestri dell’età neolitica. Di essi colpisce lo stile dei disegni, alcuni tracciato con ocra rossa, altri con ocra nera. Le linee, i tratti precisi e stilizzati, le figure più elaborate, testimoniano del processo evolutivo dell’uomo preistorico. Invece dei disegni ispirati alla natura e al mondo animale, caratteristici del Paleolitico superiore, si riscontra qui la rielaborazione “idrografica” della forma, propria delle ere successive, la mesolitica e la neolitica. Inoltre alcune figure umane della grotta di Porto Badisco richiamano sia quelle più semplici e schematiche delle grotte spagnole e del Mas d’Azil, sia i dipinti rupestri rinvenuti nell’Armalo dei Bufali sotto Sezze Romano, sia le pitture del Tuppo dei Sassi in Lucania. Però, secondi gli esperti, l’arte neolitica rupestre della grotta “dei Cervi” è da ritenersi, indubbiamente, la più completa e significativa.

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